1.1 La via Clodia:
La via Clodia fungeva da asse viario intermedio dell’Etruria meridionale, con funzione di collegamento tra i vari centri etruschi dell’entroterra, come Cerveteri,
San Giuliano, Blera, Norchia, Tuscania(1). L’antico tracciato etrusco con la conquista del territorio da parte dei Romani, divenne l’asse principale di penetrazione
nella regione e contribuì alla diffusione della cultura romana nei territori etruschi dell’interno. Si assistette con la loro conquista alla sistemazione del tracciato poi,
alla sua trasformazione in via pubblica come collegamento tra Roma e la Toscana.

Fig.1 Ricostruzione schematica del tracciato della via Clodia tratto da: C. De Ruyt, La Cava di Castro. Route etrusque et troncon probable de la via Clodia

Fig. 2 Tracciato della via Clodia (Prof G. Bellezza e dal Prof F. Ricci Alpha Consult s.r.l.)
Controversa è l’epoca della sua realizzazione, ma sembra che sia plausibile o il periodo intorno al 225 a. C. o più tardi, intorno al 183 a. C. La sua caratterizzazione di via interna ha consentito il mantenimento delle caratteristiche originarie. Tipiche a tale proposito le “tagliate” denominate anche “vie cave”, che sono profonde trincee scavate nel tufo per una notevole profondità, entro le quali la strada passa, mantenendo quasi costante la larghezza di m 4,10 consueta nelle vie consolari romane. La strada odierna che più ricalca il percorso della Clodia antica, è la Braccianese-Claudia, che si dirama dalla Cassia all’altezza di La Storta(2)
Riguardo al territorio oggetto di studio, il percorso della via Clodia nel tratto da Vallicelle-Ponte Piro(3) fino a Blera, anche se non conservato totalmente, può essere ricostruito con sufficiente certezza. La via correva in direzione Nord-Nord Ovest sul pianoro delle Vallicelle dove la strada, a basoli di selce o pietra calcarea, è conservata con le sue opere sostruttive e, in alcuni punti, con la crepidine. Il terrazzamento sostruttivo è a volte, costituito da grossi massi di pietra, a volte da blocchi di tufo, in altri punti da muri costruiti. La via appare sempre meno conservata mano a mano che scendeva al Fosso Petrolo. Oltre l'attuale strada per Barbarano, è visibile la traccia di due deviazioni: una verso il Biedano(4), l'altra verso i colli dell'Ascoletana a costituire, forse, una deviazione della Clodia verso Tarquinia. Subito a Nord Ovest del piano di Petrola, la strada è stata in gran parte distrutta. Approssimandosi al Fosso di S. Serisia, la via cominciava a correre in una trincea tagliata nel tufo, visibile solo in parte ed era sostenuta da una cortina di tufi squadrati(5). Al termine della discesa superava il Fosso Biedano tramite un ponte a tre archi, detto del Diavolo(6).
Di seguito verranno proposti alcuni progetti, riguardanti alcuni comuni della provincia di Viterbo attraversati dall’antica via Clodia(7).

Fig. 3 Antica città di Castro (vedi tav. 1)

Fig. 4 Parco archeologico di Tuscanica (vedi tav. 1)

Fig. 5 Vulci (vedi tav.3)
(1) Vari sono i siti attraversati dalla via Clodia. I tracciati ipotetici fatti dai vari studiosi coincidono solo in parte
(2) Scapaticci 2000, pp. 1,2
(3) Il pianoro delle Vallicelle è ubicato nel comune di Barbarano Romano, a S di Blera. Ponte Piro, invece, è il toponimo di Fosso Petrolo: tramite questo ponte, ad un arco, la via Clodia superava Fosso Petrolo
(4) Il Biedano è uno dei due torrenti che attraversa Blera. Il vallone del Biedano è profondo fino a 100 metri.
(5) Quilici Gigli 1976, pp. 282-285
(6) La Clodia attraversa il Biedano mediante un ponte a schiena d’asino, a tre fornaci, detto ‘Ponte del Diavolo’, omonimo a quello assai più imponente visibile a Marziana (Roma) lungo la stessa via
(7) Dal lavoro svolto da altri, sono state estrapolate le sole informazioni di interesse archeologico-naturalistico
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