1.2. Inquadramento territoriale e archeologico

   Antico centro di origine etrusca, Blera si sviluppa a circa 260 m. di altezza in una tipica condizione di sito difeso, su uno sperone di tufo allungato verso ovest e delimitato a nord dal fosso Biedano a sud dall'affluente Ricanale (toponimo derivato da Rio Canale). Due ponti databili al II secolo a.C. scavalcano i due corsi d’acqua e permettevano all’antica via Clodia di attraversare la cittadina. Un progressivo slittamento dell'abitato attraverso i secoli, ha fatto si che si sia disabitata la punta di questo promontorio, ove invece sorgeva l'abitato antico. Quest'ultimo era limitato, sui lati, dalle stesse scarpate del promontorio, che furono rafforzate con la costruzione di mura e terrazze, mentre non ugualmente percepibili sono i limiti trasversali. L'assenza di materiale fittile e la presenza di numerose tombe del periodo tardo-repubblicano, al limite del promontorio, fa pensare che quella parte non sia stata abitata. Con molta probabilità le costruzioni iniziavano circa dalla zona ove si riscontrano le ultime tombe, distendendosi ampiamente nel pianoro. Si tratta di tombe a nicchia, ma la maggior parte, a causa del loro riutilizzo come stalle o rimesse agricole sono quasi irriconoscibili(8). Il materiale fittile riconosciuto sul pianoro indica un'occupazione del sito già nell'VIII secolo a. C. Il materiale arcaico è poi particolarmente abbondante, in considerazione anche della continuità dell'abitato in epoca successiva. Si tratta per lo più di ceramica di impasto, specie grossi recipienti, e anche frammenti di bucchero. Materiale dell'epoca arcaica all'imperiale si riscontra per tutta la zona disabitata, giungendo fino alle prime case, anzi sotto una delle prime abitazioni del paese attuale, si riconoscono resti delle strutture in calcestruzzo. L'abitato in epoca etrusca doveva presentare una linea di difesa artificiale nella parte S del promontorio, ove mancava qualsiasi confine naturale. Attualmente rimangono resti di due fossati della città medievale, uno che segna l'inizio al N delle costruzioni attuali, l'altro, più a S, all'inizio della porta Roma. Quest'ultimo appare inglobato nell'abitato ed in parte è stato colmato; non è comunque riconoscibile nei caratteri originari. L'altro è probabilmente da riferire ad età medievale. L'antichità di questo fossato non si può escludere per il fatto che taglia un cunicolo e due siloi. La mancanza di altri elementi porta a pensare che la difesa dell'abitato di epoca etrusca ed il suo limite siano stati costituiti da questo fossato più settentrionale. L'abitato di età romana sarà stato più esteso verso S, come appaiono indicare i resti in calcestruzzo sotto il paese attuale, tuttavia non giunse ad occupare tutta l'area del paese medievale, dato che all'interno di questo non si sa del rinvenimento di una tomba(9). Si può considerare definita, già almeno in epoca tardo-arcaica la viabilità generale, quale poi permane nelle epoche successive, fino a quando non si innestarono, in parte modificandola, le strade connesse con la costruzione del Ponte della Rocca. È da supporre, anche se mancano elementi archeologici che lo convalidano, che fosse chiaramente definito l'asse di dorsale del promontorio. Rimane piuttosto dubbio se vi fosse un accesso a SE, si presume che vi fosse un ingresso alla città dalla zona centro meridionale mediante la convergenza di due strade che, da opposta direzione salivano, dopo aver percorso le necropoli lungo le pendici. Da settentrione si può pensare ad un accesso nella zona centrale tramite una strada secondaria a tornante. Lungo tutto il lato destro della strada, prima di arrivare al Ponte della Rocca, si aprono una lunga serie di arcosoli; essi testimoniano che la strada attuale ricalca il percorso della strada antica. I resti sono a circa 2-2,5 m. dal piano stradale attuale (10). In epoca tardo-repubblicana, con la costruzione del ponte della Rocca, l'impianto della città subisce alcune sostanziali modifiche: viene aperta infatti una strada che scende fino al ponte.e con molta probabilità è la diretta prosecuzione dell'asse trasversale della città, che così viene a percorrere tutto il promontorio. Essa nella discesa, usufruiva del fondo naturale roccioso. La strada, nel suo primo tratto, è caratterizzata da una serie di nicchiette, loculi ed arcosoli. Essi si dispongono ai lati della strada, anche su quattro file e su più livelli. Ove le condizioni del terreno lo permettevano immediatamente sopra gli arcasoli, furono scavati dei loculi. La ristretta ampiezza di carreggiata induce a pensare che tale asse sia stato costruito in funzione della città, e, non abbia costituito la direttrice principale del traffico regionale, pur rispondendo allo scopo di alleggerire la via Clodia. Solo in questa prospettiva si può d'altronde spiegare la ridotta ampiezza anche della via del fondovalle rispetto a quella che si riscontra, subito dopo l'incrocio dell'asse prima descritto; già nel passaggio del ponte ove la via Clodia dopo questo sdoppiamento del percorso alternativo ritorna ai 4,10 m., caratteristici delle vie romane di grande comunicazione. Continuò ad essere usata, la strada che dal limite NO dell'abitato scendeva verso il fondovalle, certo con funzione secondaria. Le tombe che costeggiano questa strada si riferiscono ad un epoca di certo anteriore alla costruzione del ponte; i loculi scavati nelle banchine di alcune tombe e gli arcosoli, indicano che la via continuò ad essere in uso anche dopo l'apertura della strada in diretta connessione con il ponte. A causa dei crolli e dei cedimenti delle pareti rocciose, i monumenti versano in un cattivo stato di conservazione. Sul lato verso la valle, venendo dalla strada che si dirama da quella che scende al ponte della Rocca, rimangono tracce di un arcosolio e, sul lato a monte, alcune tombe a camera. Si segnala la presenza di una tomba a semidado che risulta devastata da trasformazioni a seguito del suo riutilizzo. La strada alle falde del promontorio potè subire, in connessione con la costruzione del ponte, alcune rettifiche, forse anche con l'apertura di nuove tagliate. Anche lungo questa si aprono arcosoli dove sono state rinvenute epigrafi latine; al suo sbocco sul ponte della Rocca fu costruito in epoca tardo-repubblicana un sepolcro in funzione dominante. Sotto l'estrema propaggine nord-occidentale del colle occupato dall'antica città, è ancora in uso uno dei ponti dell'antica via Clodia. Il ponte della Rocca scende da SE a NO, scavalcando il fosso Biedano con un unico arco. Il ponte è di tufo e in opera quadrata; i blocchi sono disposti l'uno sull'altro in alternanza per testa e per taglio. I filari più bassi conservano traccia di un bugnato rustico. L'arco si imposta sul lato verso la città direttamente sulla balza del colle, che per questo è stata regolarizzata con un taglio in verticale sotto l'imposta, e con taglio in lieve scivolo al di sotto di questi. L'altra testata è costituita da un terrazzamento di blocchi che si fonda sempre sul tufo naturale, appena sopra il livello di fondo del fosso. Il ponte risulta ben conservato sul lato NE, mentre sull'altro, la rampa è ripresa da murature moderne. Il ponte viene comunemente considerato costruito nel II secolo a. C.; una tale datazione non può essere accertata con sicurezza dal momento che non offre sufficienti elementi per una determinazione cronologica, anche se la stessa, potrebbe trovare conferma nella situazione topografica della zona(11a)
   Su tutto il pianoro rimangono cospicue tracce del sistema idrico costituito da una fitta rete di cunicoli, con funzione di drenaggio del colle, di fogna e di conserva d'acqua. I cunicoli sono scavati nel tufo (larghezza 50-60 cm., altezza 160-180) e coperti a volta. Alcuni presentano una rigola di servizio e si vedono molti dei cunicoli di drenaggio-fogna, che dal pianoro tendevano a scaricare l'acqua nel fondovalle. Si può prendere come esempio il modo in cui l'acqua veniva fatta confluire a valle senza corrodere le pendici. Sul ciglio roccioso è visibile un complesso sistema di cunicoli (sito 42). Si tratta di un sistema per convogliare le acque dalla sommità del pianoro a valle. L'acqua veniva così incanalata con vari cunicoli, scavati a diverse altezze, secondo i gradoni naturali del promontorio tufaceo. Questi ultimi, tramite pozzetti scavati nella roccia, erano collegati tra loro per lo scarico delle acque. Con questo sistema, che poi si poteva ripetere lungo tutta la scarpata, l'acqua scendeva fino a valle. Si può accogliere l'ipotesi che un tale sistema di drenaggio si sia originato in epoca etrusca e, che la lunga vita della città, abbia implicato una sua riutilizzazione, oltre a modifiche e ampliamenti.
   Sul pianoro si riconoscono alcuni vani a forma ogivale, scavati nel tufo, che si possono in genere interpretare come siloi, ed in un caso, per la presenza di un cunicolo che vi sbocca, come cisterna.
   Le mura che cingevano il pianoro sono conservate per tratti esigui e riferibili solo in parte ad epoca antica. Permangono per lo più sul versante meridionale a rafforzare la prima scarpata del promontorio. Si conservano in genere uno o due filari, al massimo tre, di tufo locale, e nel tratto più lungo, si può notare una disposizione dei blocchi per testa e per taglio. Le dimensioni (90x45x45 cm.) giungono anche a 200x65. Sul lato settentrionale le mura in peperino e tufo rosso, sembrano essere conservate al limite del promontorio, solo in due tratti. Del primo si conservano quattro assise. Le due file più basse appaiono in blocchi di peperino, sopra queste, si vede in un tratto, un blocco di tufo rosso. Nel lato meridionale i tratti visibili, sia pure discontinui, restituiscono piuttosto bene l'andamento della fortificazione: dal momento che questa è la fronte più esposta, si può ipotizzare che fosse continua e piuttosto poderosa. Minori elementi si hanno per una valutazione della fronte settentrionale, che essendo più scoscesa e meno esposta, poteva anche non presentare una difesa continua. Il tratto visto su questo lato, al limite del promontorio, fa supporre che anche quella parte, anche se non abitata in epoca antica, fosse compresa nella fortificazione. Le mura oltre che di difesa del promontorio è probabile che in alcuni tratti abbiano avuto la funzione di contenimento e di terrazzamento. Scopo che appare chiaramente nelle mura costruite successivamente, e delle quali è conservato un bel tratto nel lato meridionale, al limite NO dell'abitato antico, ove alle mura si accostano terrazzi in calcestruzzo. Qui si nota un poderoso muraglione di terrazzamento. I blocchi sono di rimpiego, in tufo locale e cementati. Esso si fonda direttamente sul banco di tufo della collina. La differenza nella tecnica di costruzione, notata nei vari tratti conservati delle mura, fa pensare a diversi interventi di restauro dell'oprera, che sorta certo a scopi difensivi, fu mantenuta in epoca successiva anche con la funzione di mantenimento del promontorio. E' probabile che già l'abitato di epoca arcaica presentasse le scarpate rafforzate da mura.

 

(8)Basta una passeggiata per rendersi conto dell’incuria in cui si trovano la maggior parte dei rinvenimenti archeologici
(9)S. Quilici Gigli 1976, pp.157,158
(10)Per la descrizione di tutti i rinvenimenti archeologici di Blera si rimanda alla pagina HTML :www.alphaconsult.cgt.it. Per la descrizione dei siti si è soprattutto fatto riferimento al testo: Blera, Topografia antica della città e del territorio (vedi infra)
(11a)S. Quilici Gigli, pp. 190-194